Il Giovedì Santo è dedicato all’istituzione del Sacramento dell’Eucaristia, memoriale della «nuova ed eterna alleanza», e conseguentemente all’istituzione del sacerdozio ministeriale con l’accento particolare al servizio fraterno della carità che i sacerdoti in comunione fraterna sono chiamati a a vivere e testimoniare nella Chiesa. La “lavanda dei piedi” in questo senso ne è una simbolica rappresentazione e richiama espressamente il gesto d’amore di Gesù che non disdegnò di lavare i piedi ai suoi discepoli prima di lasciare loro il “grande Sacramento” dell’Amore nell’ultima Cena.

Ecco perché storicamente si è voluto dare una straordinaria importanza ai riti del Giovedì Santo, raccomandando l’esaltazione del Santissimo Sacramento in modalità visivamente concreta con l’allestimento dei cosiddetti “Sepolcri” (inutile perciò ricordare che questi non rappresentano qualcosa di funereo, bensì l’intronizzazione dell’Eucaristia perché venga adorata dai fedeli cristiani).

Come in tutti i luoghi della Cristianità, anche a Grottaglie si vivono questi significativi momenti con l’allestimento del “Sibburcu” (cioè il Sepolcro o “Sepulchrum Domini”) nelle principali chiese cittadine: Chiesa Madre, Carmine, S. Francesco De Geronimo, Paolotti, Madonna delle Grazie, Rosario e S. Maria in Campitelli che per l’occasione vengono abbellite e addobbate con tanta fantasia e passione.

A solennizzare il Giovedì Santo a Grottaglie sono i confratelli del Carmine. Questi vestono il saio con cappuccio bianco, mozzetta gialla con sottostante pazienza marrone, cingolo, cappello color marrone e bordone. Incedono a piedi scalzi, sempre in coppia, sì da formare la scritta DECOR – CARMELI. La Regola della confraternita, approvata dall’arcivescovo di Taranto Mons. Antonio d’Aquino nel 1620, confermata dai suoi successori e munita infine di regio assenso nel 1777, si apre con queste parole che ben richiamano la finalità dell’antico sodalizio: “Quanto siano nella divina scrittura raccomandate le orazioni, l’uso dei Sacramenti, le opere della misericordia, facilmente vedrà, chi attentamente la legge, dove ritroverà un’inestimabile utilità di queste sacre cose, poiché l’orazione è come un corriere, il quale ci porta ogni bene; i Sacramenti come piccoli rivoli, dai quali scaturiscono a noi i meriti della Passione di Cristo; le opere della misericordia come tesori con i quali acquistano la misericordia da Dio di avere azione nel regno di Cieli; perciò alcuni devoti cristiani non contentandosi di quel che di precetto siano obbligati a fare intorno a queste cose, s’hanno voluto obbligare più strettamente, onde hanno istituito alcune compagnie dedicate a quest’esercizio e sante opere, pigliando per intercessori e protettori alcuni santi, sotto il cui stendardo militano. Seguendo dunque i santi vestigi di quei devoti cristiani, abbiamo istituito questa santa Compagnia, il cui fi ne è l’onore di Dio, e la salute dell’anime nostre, per mezzo dell’orazione, uso di sacramenti e opere di misericordia.”

Il privilegio di “visitare” e a piedi nudi e con un caratteristico cerimoniale, e di “custodire” e adorare l’augustissimo Sacramento in tutti i sepolcri del paese, spetta di diritto ai confratelli del Carmine (popolarmente chiamati a Grottaglie “Bbubbli Bbubbli”) in base al Real dispaccio del 15 Aprile 1756, in cui si stabiliva che tutti i confratelli, compresi gli “Ufficiali Maggiori siano obligati vestirsi col sacco della Confraternita, e scalzi fare a due a due il suddetto Pellegrinaggio con tutta la Santa Modestia. E chi sarà per mancare non legitimamente impedito, sia sottoposto alla pena di una libra di cera; e comeché è stabilito, nel Venerdì santo la mattina uscire la Confraternita col sacco unitamente con i PP. Carmelitani a visitare i santi Sepolcri, così siano obligati i fratelli non legittimamente impediti, e non impiegati al Pellegrinaggio ad intervenire a detta Processione…”

La confraternita ha sede di fronte alla chiesa del Carmine in un elegante Oratorio che risale ai primissimi anni del Seicento e che conserva molti cimeli e testimonianze di arte e di culto. Interessante sull’angolo sinistro della facciata il gruppo scultoreo raffigurante la madonna del Carmine col Bambino in braccio. All’interno, sul capo altare di legno si possono ammirare nel quadro al centro, la Vergine del Carmine in atto di dare lo scapolare a S. Simone Stock, e in quelli laterali S. Elia che dorme sotto l’albero del ginepro e S. Eliseo sul carro di fuoco ; Qui si conserva pure la bella statua della Vergine del Carmine col bambino, donata alla confraternita dalla Signora Bonaventura Caraglia nel 1706.

Sull’allestimento e sul pellegrinaggio e adorazione dei “Sepolcri” da parte dei “Bbubbli Bbubbli” non sarà inopportuno riportare quanto scriveva Emanuele De Giorgio in un suo garbato bozzetto: “Già un paio di mesi prima della solenne ricorrenza le massaie più devote seminavano il grano e altre leguminose in vasi di terracotta che custodivano al buio in cantina o sotto il pagliericcio sollevato da terra dai caratteristici « ristiéddi », specie di supporti in ferro battuto con volute terminali. Così l’erba cresceva nei vasi di un color giallino quasi bianco ed erano le stesse massaie che si premuravano di portarla in chiesa per l’addobbo dei «Sepolcri» nei primi giorni della Settimana Santa. Per tale uso l’erba si chiamava per antonomasia — e nel gergo dialettale — «lu sibburcu», cioè il sepolcro.

Aveva così inizio una vera e propria gara di bravura tra i fedelissimi che collaboravano all’allestimento dell’altare nelle varie parrocchie. II Giovedì Santo la gente commentava il risultato dell’opera cominciando l’esame dalla prospettiva scenica, dalla ricchezza degli elementi compositivi al colpo d’occhio determinato dai vasi di erba sistemati a gradoni, tra lo sfavillio di luci e gli Angeli sospesi nel mezzo o in atto di adorazione ai piedi del Sepolcro di Gesù (…). Al mattino del Giovedì Santo uscivano le coppie dei cosiddetti « bbubbli bbubbli » che visitavano a turno i «Sepolcri» situati ai quattro venti del paese. Col cappuccio che copriva loro il viso e il bastone in una mano, camminavano a lenti passi e a piedi scalzi con grande compostezza. Spesso subivano gli scherzi di qualche bricconcello che seminava per la strada piccoli chiodi corti e acuminati; se capitava il piede incallito di un contadino nulla di male; se invece a calpestarli era il piede di un artigiano erano dolori che i malcapitati sopportavano con cristiana rassegnazione.”

Una tradizione che tuttora viene mantenuta più o meno nelle medesime modalità.

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